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" La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, né quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto " Galileo Galilei
Libero, 16 luglio 2016
di Giampaolo Pansa
Esistono tre lezioni che si possono ricavare dal massacro del 14 luglio a Nizza. Se è stata davvero l’azione di un terrorista legato al Califfato nero, uno dei tanti lupi solitari pronti a entrare in azione anche senza ricevere nessun ordine, dobbiamo sapere che presto o tardi si ripeterà. Dove? Impossibile prevederlo. Ma è lecito pensare che potrebbe accadere in Italia, un paese sino a oggi immune da incubi di quella dimensione infernale. E questa è la prima lezione che dobbiamo tenere a mente.
La seconda è che non esiste nessuna difesa in grado di proteggerci. Le strutture di intelligence degli Stati europei sono impotenti di fronte ai terroristi “fai da te”. Lo si è constatato in Francia nel novembre scorso, con l’eccidio del Bataclan e dei delitti collegati, poi nelle azioni in Belgio, infine nella storia di Nizza. A cose fatte, ossia a stragi compiute, i servizi segreti possono anche rintracciare i colpevoli e arrestarli. Ma questo non riporterà in vita le tante persone uccise. E la ferita nella società vittima dell’aggressione rimarrà aperta per un’infinità di tempo.
La terza lezione riguarda il nostro futuro. Ed è racchiusa in una domanda. Quale può essere l’effetto del ripetersi di maxi attentati come quello di Nizza? Ne intravedo uno solo: il mutamento radicale delle istituzioni pubbliche. Tutti dovremo adattarci a sistemi politici sempre più simili a uno Stato di polizia.
I nostri diritti, che oggi ci sembrano inalienabili ed eterni, cominceranno a subire limitazioni drastiche. Le indagini, le perquisizioni, i fermi, le schedature, i divieti diventeranno sempre più rigidi e non ci sarà riguardo per nessuno. È facile immaginare che la maggioranza dei cittadini li accetterà. Saranno spinti a non protestare o a dissentire. Dal momento che un sistema invadente e autoritario sarà giudicato sempre il male minore rispetto al terrorista che si nasconde nell’appartamento accanto.
Della notte di Nizza mi ha molto colpito l’uso del Tir come un ariete dispensatore di morte. Nessun futurologo con un minimo di fantasia aveva immaginato un uso tanto feroce e imprevisto. Una specie di mostro che correva lungo la strada centrale di una bella città europea, con l’unico scopo di uccidere chiunque incontrasse nel suo folle procedere. Sapete che cosa mi ha ricordato? Gli aerei da bombardamento della seconda guerra mondiale. E questo mi ha riportato al me stesso bambino, il Giampa di nove anni, che nell’estate del 1944 attendeva impaurito l’arrivo degli aerei inglesi e americani.
La mia città natale stava sulla riva del Po. E sul fiume esistevano due ponti, uno stradale e l’altro ferroviario, diventati obiettivi importanti per gli Alleati. Di solito i bombardieri arrivavano di notte. Prima di metterci a dormire, mia madre scrutava il cielo. Se era carico di nuvole, si poteva star certi che le Fortezze volanti non si sarebbero viste. Ma un cielo limpido e pieno di stelle, significava una sola cosa: al primo urlo della sirene d’allarme, bisognava precipitarsi nel più vicino rifugio antiaereo.
Il terrorismo di oggi è molto peggio dei bombardamenti di settant’anni fa. Niente lo può fermare. La nebbia, la pioggia, il tempo cattivo non rappresentano un ostacolo. Il kamikaze è imbattibile. La cintura esplosiva può essere nascosta sotto un giubbetto da nulla, acquistato alla Standa. La motivazione a uccidere è religiosa o appare tale. I martiri sanno che nell’al di là troveranno un plotone di vergini pronte per loro.
Che cosa può opporre l’Occidente a un terrorista islamico? Niente. Ai suoi occhi, siamo una società corrotta e ingiusta. Le nostre disuguaglianze sociali dividono la gente in ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. La classe dirigente è snervata e impotente, spesso superba e pronta a vendersi. I nostri partiti politici assomigliano sempre di più a bordelli in preda a feroci lotte interne.
Il kamikaze che forse si prepara a colpire l’Italia, se legge i giornali del nostro paese, che cosa vede? Prima di tutto l’ossessiva presenza di una casta politica capace soltanto di combattersi. Stanno diventando così anche i partiti nuovi. La squadra pentastellata che si prepara a governare Roma è già squassata da duelli senza misericordia. Non accade soltanto da noi. A Parigi il presidente Francois Holland è alle prese con il suo giovane ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, che si sta mettendo contro di lui e vuole fondare un nuovo partito.
A peggiorare il clima, esiste infine il bubbone gigantesco degli immigrati che stiamo accogliendo in Italia. Qui il problema del terrorismo è secondario, così la penso io. I lupi solitari del Califfato nero non arrivano certo in casa nostra con i barconi che partono dalla Libia. Non hanno bisogno di questo stratagemma per il semplice motivo che stanno già in Italia, magari insediati da tempo. Il problema è un altro, anche più difficile da risolvere.
L’afflusso continuo dei migranti, non previsto dal governo di Matteo Renzi, del tutto impreparato a controllarlo e, perché no?, a bloccarlo, sta creando un clima esplosivo in molte città italiane. La nostra gente sta passando dall’insofferenza all’avversione. Mi è capitato di parlare con un amico che vive in un capoluogo di provincia emiliano. Ha raccontato che una parte dei profughi si comporta male. Rubano nelle case. Spacciano la droga nelle piazze del centro. Si accoltellano. Vanno dal prefetto a protestare perché la pasta che gli viene offerta è scotta.
Quanto può durare questo brutto clima? La risposta è persino troppo facile: sino a quando anche da noi qualche cellula del Califfato non metterà in atto un intervento pesante. Quello potrebbe essere l’inizio di una fase molto difficile della nostra vita pubblica. Uno Stato di polizia rischia di essere una realtà che emerge all’improvviso. Sotto la guida ferrea di un governo molto diverso da quello di un premier chiacchierone come il Ganassa fiorentino.
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